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01 Febbraio 2013

NEL FINE SETTIMANA A CACCIA CHIUSA SI APRONO LE OASI per la Giornata internazionale della ZONE UMIDE.

ANCHE A LE CESINE UN  PROGRAMMA PER DOMENICA 3 DICEMBRE A PARTIRE DALLE ORE 10:30 CON VISITA SCIENTIFICA

 

WWF: ANCORA NELLE AULE DI TRIBUNALE PER DIFENDERE LA NATURA

11 LE REGIONI BOCCIATE  DAL TAR PER RICORSI WWF

PERCHE’ CONTINUANO A VIOLARE LE NORME EUROPEE E NAZIONALI.

IL LAVORO DEGLI AVVOCATI DEL PANDA E LA VIGILANZA AMBIENTALE DELLE GUARDIE WWF CONTINUA TUTTO L’ANNO.

NEL FINE SETTIMANA A CACCIA CHIUSA SI APRONO LE OASI
NELLE ZONE UMIDE, programmi su www.wwf.it

Tre le richieste al  prossimo Governo e alle  Regioni per la tutela della fauna

FOTOGALLERY PER LA STAMPA SULLE GUARDIE WWF http://upload.wwf.it/earth/File/archivio%20video/GUARDIEWWF/   

 

 

 

Sono 11 le Regioni bocciate  in materia di caccia a seguito dei ricorsi ai Tribunali Amministrativi Regionali da parte del WWF Italia durante la stagione venatoria che si chiude oggi 31 gennaio, grazie al grande lavoro dei tanti e agguerriti ‘avvocati del panda’ che supportano il lavoro dell’associazione insieme alle 300 Guardie volontarie che fanno vigilanza ambientale sul territorio durante tutto l’anno, non solo durante la stagione venatoria. Ora mentre i tanti uccelli che svernano nei nostri territori non sono più minacciati dalla caccia è il momento giusto per scoprire le bellezze delle zone umide, a cui è dedicata la giornata internazionale del 2 febbraio, visitando le tante oasi WWF aperte per l’occasione (programmi aggiornati sul sito www.wwf.it ) .

 

 

 

Le Regioni bocciate dai Tribunali amministrativi sono Abruzzo, Campania, Lazio, Liguria per ben tre volte, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Veneto ed anche nelle altre Regioni la situazione è spesso comunque irregolare. 

I TAR infatti hanno sostanzialmente dato ragione al WWF in tutti i ricorsi presentati.

“Le vittorie giudiziarie non ci confortano (anche  se occorre ricordare che ogni giorno  di caccia in meno significa la salvezza di migliaia di animali),  visto che confermano ancora una volta che le Regioni non  hanno la capacità di tutelare la Natura e la fauna selvatica.  Reiterano da anni  comportamenti del  tutto illegittimi, censurati e condannati più e più volte  dai giudici italiani ed europei (compresa la  Corte Costituzionale) e dalle Istituzioni dell’Unione Europea.Ciò dimostra una totale inadeguatezza nel rispettare  le regole  europee ed internazionali che impongono restrizioni  e limiti all’attività venatoria per la tutela e conservazione  di animali selvatici ed i  loro habitat naturali. Conferma della valenza delle ragioni del diritto e della scienza,  è data anche dal  numero importante di impugnazioni alla Corte Costituzionale da parte del Governo di leggi  regionali sulla caccia per  mancato rispetto delle leggi  nazionali ed europee (5 solo nel 2012).  ” dice Dante Caserta Presidente WWF Italia.  Per meglio tutelare la fauna e non essere costretti ancora a ricorrere alla giustizia amministrativa il WWF Italia chiede alle istituzioni di dare seguito a tre punti, come sottolineato anche nella “Agenda ambientalista per la RI/conversione ecologica del Belpaese”, stilata da sette grandi associazioni ambientaliste:

-          Dare adeguata e concreta applicazione alle norme europee sulla conservazione  della fauna  selvatica, e garantire  il rispetto delle  norme  poste a tutela di habitat e specie, in particolare  quelle  che disciplinano  l’attività venatoria, che  costituisce  uno dei fattori che contribuiscono alla perdita di biodiversità (insieme  ad altri fattori negativi quali il consumo del suolo, gli inquinamenti, i cambiamenti climatici).

-          Garantire da parte di Stato e Regioni la rigorosa applicazione  della Legge  157/92 (legge quadro sulla disciplina della  caccia, nonché tuttora l’unica legge italiana per la tutela della fauna selvatica), in particolare le norme che hanno dato applicazione alla “Direttiva Uccelli”,  nelle parti in cui limita  o vieta  la caccia  nei periodi più delicati per la fauna selvatica (migrazione, riproduzione).

 

-          Riformare e rendere più rigorose  le leggi nazionali e regionali, finalizzandole  alla  diminuzione  degli  impatti negativi dell’attività venatoria sulla biodiversità, ed approvando sanzioni più severe per  la lotta al bracconaggio , indicata nella stessa “Strategia Nazionale per la Biodiversità” come uno degli  strumenti per la sua concreta attuazione in Italia.  

Casi  più frequenti di violazioni da parte delle  Regioni

Possiamo dire che non c’è limite alla  fantasia dei nostri amministratori:  calendari  venatori  approvati con legge regionale invece che con provvedimento amministrativo (nonostante numerose  censure dalla Corte Costituzionale, tra le più recenti   la  sentenza n. 20/2012  che ha annullato la  legge della  Regione  Abruzzo e ribadito  la potestà esclusiva dello Stato in materia di tutela delle specie  cacciabili. Da qui la non legittimità anche delle leggi di egual tenore di  Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche e  province autonome di Trento e Bolzano sui calendari venatori); mancata previsione del divieto di munizioni al piombo  per alcune tipologie di caccia; autorizzazioni  per lacaccia sulla neve agli ungulati, vietata e sanzionata dalla legge nazionale  sulla caccia; mancato rispetto dei pareri dell’Ispra, senza adeguata  motivazione, come  prescrive la legge; caccia nei parchi (vietata e sanzionata  penalmente   dalle  leggi nazionali  sulla caccia e   sui parchi) e  nelle aree protette dall’Unione Europea (Sic e ZPS), in queste senza neanche la prescritta “valutazione  di incidenza” ;   apertura  della caccia  prima dei termini di legge  (cosiddette  “preaperture” ai primi di settembre)  senza il parere di Ispra ;  prolungamento dei tempi di caccia per alcune specie come in  Liguria che ha provato a prorogare i termini per la caccia a tordo ed altre 11 specie migratrici ed acquatiche, fermata poi dal TAR grazie al ricorso WWF. Mancata approvazione o rinnovo  dei “piani faunistici venatori” obbligatori per legge. Molte di queste violazioni da parte delle Regioni hanno conseguenze negative anche sui rapporti con l’Europa. Il caso più grave riguarda  la cosiddetta “caccia in deroga “, ossia l’autorizzazione  a cacciare  specie  protette dall’Europa , i piccoli uccelli come ad esempio  i  fringuelli di pochi grammi di peso per rispettare “tradizioni venatorie” barbare ed anacronistiche come la “polenta e osei“ . In passato e molti anche  quest’anno  i provvedimenti regionali (ed esempio in Lombardia, Veneto, Friuli V.G, Liguria) che sono stati pesantemente  censurati  dalla Corte di Giustizia  e dalla  Commissione  Europea, su denuncia e ricorsi del WWF ed altre associazioni. Inoltre il Commissario europeo all’ambiente Janez Potocnik in una nota del 25 maggio 2012 al Ministro Clini rammentava come Liguria, Lombardia e Veneto, anche dopo varie sentenze comunitarie di condanna, continuino a violare la Direttiva comunitaria sulla tutela degli uccelli,   ricordando  come il pretesto delle "cacce tradizionali" non possa giustificare l'esercizio venatorio a specie protette.

 

Da questa febbre della  deroga  non sono immuni neanche le Regioni e Province autonome come  Trento, Bolzano  e Friuli Venezia Giulia , che  sono state  però bloccate dalle denunce del WWF.

A  queste numerose ed importanti  azioni legali e di lobby vanno  aggiunte  le centinaia  di azioni e denunce  contro il  bracconaggio, portate avanti dalle Guardie  volontarie  del WWF, raccontate nel recente dossier “Guardie & ladri di Natura” (wwf.it/vigilanza ) . “Il bilancio è quindi molto positivo per quanto riguarda l’efficacia delle  azioni messe in atto dal  WWF per contrastare  ogni forma di “caccia selvaggia”  ma specularmente  negativo per le pessime ed illegali perfomance delle Regioni italiane e questo proprio 20 anni dopo la legge nazionale sulla caccia 157/92 che ha stabilito che  “la fauna selvatica appartiene al patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale e internazionale”. Conclude Caserta.

 

 

 

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